Concetto Luzzi racconta: “la mia prima maratona”

Tutto ha inizio quel lontano 17 aprile 2023 quando su Facebook, nella pagina di RunRomeTheMarathon, era riportata la seguente scritta “sono aperte le iscrizioni per la “Run Rome the Marathon2024” (29^ edizione).

Già con Paola Plebani ne avevamo parlato e riparlato, concordando che avremmo dovuto provare questa esperienza. Da una parte c’era il “richiamo” del runner a partecipare per la prima volta ad una competizione così importante, ma allo stesso tempo molto sfiancante; ci mancava la medaglia della gara “regina”, la maratona, quella che noi romani giochiamo in casa. Dall’altra ricordavo una “promessa” fatta a me stesso il 27 marzo 2022: si correva la  27^ edizione della Maratona di Roma, quando la nostra cara Viridiana è passata, con un sorriso che non dimenticherò mai, al ristoro del 35km dove da volontario fornivo acqua, sali, biscotti, arance e una parola di incoraggiamento per tutti i runners, ma specialmente per i nostri della Lazio Olimpia Runners Team; ho pensato:” se Viri è qui con questo entusiasmo, sorriso e determinazione, anch’io ci devo essere”. Due giorni dopo risultavamo iscritti; ci siamo ritrovati con i pettorali da top runner, io 351 e Paoletta F197. Peccato che la nostra griglia era l’ultima.

A ottobre qualcuno mi fa capire che correre non è indossare un paio di scarpe da ginnastica e scendere su strada, che ogni gara ha un suo percorso e ogni distanza ha il suo allenamento…le ripetute, il progressivo, il lungo, il corto, l’alimentazione… “ma davvero dici? E io che pensavo che bastava correre…”, questa è stata la mia risposta al mio coach provvisorio alla domanda di come mi preparavo alle gare.

Allora sono iniziati gli allenamenti specifici, le ripetute, il progressivo, tutto volto alla preparazione per il raggiungimento dell’obiettivo (percorrere la maratona entro le 4 ore, anche meno). Per la prima volta ho percorso una mezza maratona (la 21km di Roma) in 1h38’, il mio PB. Mi sentivo una roccia, nessun tipo di infortunio, ma quando meno te lo aspetti ecco che durante un allenamento, che prevedeva un lungo di 25km, al 18km sono crollato: una fitta, un dolore altezza dell’anca e un mese di stop.

Da lì è cambiato tutto. Il tempo che mi ero prefissato era diventato irraggiungibile, mi saliva l’ansia e la paura di non riuscire a portare a termine la gara, insomma sembrava finita quell’alchimia che mi aveva accompagnato fino ad allora.

La visita dal nostro fisioterapista Massimo Capria (che ringrazio) mi ha aperto gli occhi e la mente, e un responso ottimista mi riferiva che non era nulla di preoccupante e che questo tipo di “infortunio” era dovuto ad un allenamento troppo intenso mentre il “riposo” non risultava proporzionale allo sforzo fatto; insomma, mi ero lasciato trasportare dalla voglia di fare e dal pensiero che nessun tipo di infortunio mi sarebbe capitato.

Invece, in un mese tutto quello che avevo guadagnato lo avevo perso. Non potete immaginare quanto mi sia dispiaciuto! Dovevo ricominciare con altri ritmi, senza forzare, senza andare in sovraccarico.

Così ho seguito un altro tipo di allenamento: quello che mi avrebbe portato a tagliare il traguardo con l’idea che la prima maratona te la devi gustare, apprezzare, godere, senza pensare al tempo e/o gareggiare contro qualcuno o qualcosa. Questo è il “pensiero” che mi hanno trasmesso tutti i compagni della LORT, nessuno escluso: la prima maratona è una esperienza che capirai solo quando la farai.

Arriva il 16 marzo 2024 e con Paoletta si ritira il pettorale e si controllano i nomi sul tabellone degli iscritti: c’eravamo tutti e due, un nominativo a un metro da terra e l’altro a un metro dal soffitto. Meno male che c’era una sedia!

Il 17 mattina, aspetto Paoletta e insieme raggiungiamo via dei Fori Imperiali, insieme a migliaia e migliaia di runners, atleti, gente comune, insomma una “marea” di gente pronta a percorrere le strade della città più bella e storica del Mondo.

Non c’era più ansia da prestazione, non era importante fare un tempo preciso, l’importante era “esserci” e con Paoletta abbiamo raggiunto la nostra griglia di partenza D (bianco) in attesa dello starter.

Pronti, partenza, via, l’abbraccio con Paoletta, un “ci vediamo dopo” ed ha inizio la gara.

Tutto quello che mi avevano detto i miei predecessori si è materializzato in ogni passo, emozioni a non finire (non nascondo che una lacrima stava per scendere), sensazioni incredibili, non solo gli spettatori presenti ti incoraggiavano ma anche tutti gli altri runners che ti vedevano in difficoltà. Insomma anche se pensi che è la tua corsa ti rendi conto, passo dopo passo, che è la gara da condividere con tutti.

Tutto procede come da programma.

Arrivo al 22 km (via della Giuliana, angolo Piazzale Clodio), da lontano noto una “vela” familiare e un runner un po' appesantito, capelli bianchi, che con altre due persone mi chiama e mi incoraggia: ebbene sì, era lui, il nostro presidEnzo in compagnia di Massimiliano Bertoli e Gianfranco Rossetti.

Al 25 km mi sento chiamare di nuovo: anche la nostra Giulia De Tullio fa il tifo per me. Però Giulia, così social, questa volta non aveva il telefono pronto; per una foto, sarà la prossima volta.

Allo stadio Olimpico, sotto la mia curva per arrivare all’Obelisco, altre voci familiari mi chiamano e mi incoraggiano: tutta la famiglia Trono, in divisa ufficiale LORT.

Al 27km, a Ponte Milvio, sento ancora qualcuno che mi chiama: “dajeee Concetto...dajeee Lupin…” mi volto e vedo la t-shirt della LORT: ecco Carlo Scodanibbio la mia società c’è!

Continuo. Comincio a sentire l’affanno e la stanchezza. Le gambe diventano di legno, aumenta il tempo al Km, si accorcia il passo. Arrivo al km 30, viale Tiziano. Ho impresso nella mente quando nel 2022 ero addetto al ristoro e da lontano riconosco Viri, la chiamo, la incoraggio, ci facciamo un selfie e continua per la sua strada. Un ricordo che ho rivissuto in ogni passo.

Al km 34 altro ristoro, trovo gli amici dell’Atletico Monterotondo, che mi salutano, mi incitano e mi spronano. Al 35 km, via del Corso, un altro viso familiare, il nostro atleta Michele Di Gaspare allo spugnaggio. Lo saluto, mi rinfresca ma si rende conto che, nonostante il mio ottimismo, la mia espressione nasconde la fatica, lo sfiancamento dei km già percorsi.

Continuo. Piazza del Popolo, via del Babuino dove i sampietrini sono rocce appuntite, mi concedo una “pausa” e cammino, Piazza di Spagna, Via del Tritone, il centro di Roma. Si arriva al km 40, al km 41, è quasi finita, ci siamo quasi, ultimo km, il Colosseo, sento la voce dello speaker, supero l’ingresso della metropolitana e vedo l’arco di arrivo. Sì, ci sono, è fatta…alzo gli occhi e vedo il tempo, 5h05m31s (real time 4h42m56m). Non ci credo, è finita, la mia prima volta: “Concetto, non conta il tempo, conta arrivare al traguardo”, e al traguardo sono arrivato.

Aspetto l’arrivo della mia compagna di viaggio, Paola Plebani, ci vediamo e come due zombi ci avviciniamo, ci stringiamo in un lungo abbraccio liberatorio: è tutto vero, anche noi siamo diventati maratoneti.

Tutte le emozioni che mi sono state raccontate sono diventate realtà, erano vere, sincere, intense, profonde: un’esperienza unica, (forse) ripetibile.

In ultimo, un enorme grazie alla mia Società e a tutti gli atleti/iscritti che con un sorriso, una pacca sulla spalla, un consiglio, il racconto della loro “prima maratona”, l’incoraggiamento durante il percorso hanno contribuito a far diventare realtà quello che fino a ieri era un sogno (un ringraziamento anche ad Antonio Cantatore, che mi ha incitato durante il percorso ma non mi ricordo in quale tratto).