Ci andavo nel week-end, d’inverno, a trovare gli amichetti e le amichette conosciuti d’estate al mare. Partivo con l’espresso del venerdì sera che arrivava all’alba del sabato mattina, mica come oggi, che col Frecciarossa ci metti 3 ore. Le comitive di paninari che si incontravano al Burghy di San Babila, con il Moncler e la cinta del Charro d’ordinanza, lanciavano sguardi storti a questo metallaro romano coi capelli lunghi, il chiodo, le toppe degli Iron Maiden e gli anfibi neri.

Ho continuato poi a frequentarla per lavoro a partire dalla fine degli anni ’90, quando la “new economy” ridava nuova linfa alla Capitale economica e morale spazzata via da Tangentopoli. Fino a che, dopo oltre 20 anni, è arrivata la pandemia a bloccare tutto nel marzo 2020 (ero a Milano il giorno i cui arrivò la notizia del paziente zero di Codogno).

Capirete che quando ho deciso di programmare la mia seconda maratona, dopo l’esordio a Roma nel settembre 2021, ho avuto pochi dubbi nello scegliere la Milano Marathon 2022. E così, quasi per caso, ho ritrovato i 2 compagni di viaggio con cui avevo affrontato anche la Cortina-Dobbiaco del settembre 2021: Roberto Giorgio e Matteo Vespa.

Due runner veri, mica tapascioni come me. Infatti li incontro solo prima della partenza. Viaggio in treno e albergo condiviso con “Georgie”, che ha viaggiato molto più di me nella sua vita, ma non era mai stato a Milano. E così ho dovuto fargli da Virgilio nella città meneghina. Sabato giusto una visitina a piedi partendo dalla stazione centrale, passando per i bastioni di Porta Venezia, per arrivare all’ombra della Madonnina: pranzo da turisti di fronte al gotico milanese e passeggiata post prandiale al Castello Sforzesco e al Parco Sempione. Poi via in metropolitana fino al MiCO (l’ex fiera di Milano oggi Centro Congressi, dove si teneva il mitico SMAU, la fiera del settore tecnologico) a ritirare il pacco gara.

Sabato notte solo 2 ore di sonno e la tentazione di mollare. Invece panino con proteine alle 6 del mattino, un paio di caffè e appuntamento con Matteo Vespa nella zona partenza, i giardini intitolati a Indro Montanelli, dove incontriamo anche Gerardo Vecchione da Benevento, eroico Laziorunner perennemente in trasferta.

Qualche foto, ciao ciao, ognuno nella sua griglia, la pistola che fa bam, partenza.

Bella prima parte di gara passando nel centro città, Brera, piazza Duomo, i lastroni che i Milanesi chiamano impropriamente pavé, ma che non sono neanche sanpietrini, le case di ringhiera, le rotaie rovinate dei tram peggio che a Roma, l’arena civica Gianni Brera dove si ritrovano al mattino, d’inverno, col buio e il freddo, i runner milanesi, fino allo Stadio Meazza di San Siro. Poi una seconda parte più bruttina, passando in circonvallazione e il ricongiungimento con i pacer delle 4h15. Due ragazzi e una ragazza, simpatici, che hanno saputo creare un bel gruppetto di sopravvissuti con cui è stato più facile gestire le prime fatiche e l’ombra della crisi energetica che ti blocca le gambe.

Poi al 32emo km la sorpresa. Nuovo passaggio al MiCO dove un mio amico milanese monopattino-dotato si fa trovare puntuale e mi “scorta” incitandomi fino al traguardo. Il suo “dai roby” risuona ancora ossessivo nelle orecchie dei miei poveri compagni di fatica. Perfino i pacer a un certo punto non ne potevano più.

Arrivato al 39emo raccolgo le ultime energie e tento l’accelerata finale.  Saluto i miei compagni di ventura e accompagnato dall’incessante “dai roby” del Beppe arrivo al traguardo “volando” al ritmo di 5’30’’ al km negli ultimi 3,2.

In totale fanno 4 ore e 11 minuti di corsa, 18 giri di lancetta in meno rispetto settembre 2021.

Dopo Roma e Milano, ora mi aspettano Atene e New York. Gloria alla Maratona!

Roberto Triola