Quattordicesimo capitolo delle interviste di Maurizio Mazzurco.

Il protagonista di oggi è... il nostro intervistatore Maurizio Mazzurco. Le domande sono di Espedita Rechichi.

Prima o poi doveva succedere: l’intervistatore diventa intervistato. Maurizio Mazzurco risponde alle domande di Espedita Rechichi, che ha ideato questo scambio delle parti.

C’è stato un momento nel quale hai capito che l’atletica era il tuo sport?
Non nasco sportivo ma intellettuale. Ero un bambino gracile e malaticcio, e i miei genitori mi tenevano sotto una campana di vetro; invidiavo da morire i miei coetanei che si scalmanavano all’aria aperta. Al liceo ho capito che più stavo nella bambagia più mi ammalavo. Ho cominciato con lunghe camminate, poi mi sono lasciato coinvolgere nelle partitelle di basket. A vent’anni palestra e piscina, in seguito la corsa. Dopo un periodo di ozio intorno ai trent’anni, ho ripreso a correre per disperazione e non ho più smesso. Tre volte la settimana, da più di trent’anni. L’importante è la continuità. La corsa ha molto contribuito al mio benessere; lo sport, praticato senza forzare i propri limiti, è un toccasana per il fisico e la mente. Mi ha fatto diventare più paziente e tenace. Col tempo ho capito che si cresce interiormente e si creano rapporti umani anche profondi. Vedo lo sport come condivisione umana e partecipazione alla vita, come un mettersi alla prova. La corsa in particolare è un’attività un po’ da filosofi.

Possiamo dire che sia stato tu a scegliere l’atletica o è accaduto il contrario?
Forse siamo fatti l’uno per l’altro. La corsa è uno sport povero, semplice, non di contatto, adatto al mio fisico e al mio carattere. Amo muovermi all’aria aperta e il “mio” parco, che raggiungo in cinque minuti, è ormai come casa mia. Non ho mai avuto possibilità e ambizione di primeggiare, desideravo solo conservarmi meglio e più a lungo possibile accompagnando l’età che avanza, e devo dire che finora ci sono riuscito abbastanza bene. Finché durano la salute e il divertimento, vorrei continuare.  

Preferisci la corsa in solitaria o in compagnia?
Mi sono allenato quasi sempre da solo e non mi pesa; ma quando trovi qualcuno con cui vai d’accordo e ha il tuo passo, o si presta ad accompagnarti, è un grande aiuto. Stare fra i compagni di avventura prima, durante e dopo la gara, poi, dà sensazioni impagabili.

Qual è la tua gara del cuore e quale quella che ricordi come un incubo, se c’è?
La mia gara del cuore è la mezza maratona. Non ho mai avuto brillantezza e velocità, più corro e meglio rendo, e la mezza è stata la distanza che più mi ha dato soddisfazione. Ricordo le prime, a fine anni ’80: una Tre Ville (quando era ancora una mezza), con la salita mostruosa di Monte Antenne; tante Roma Ostia, fra cui quella del mio personale, assolutamente inaspettato, 1h21’, venticinque anni fa. Ormai temo di dovermi adattare a distanze più modeste, magari una 10 km.

Ogni gara comunque ha il suo fascino e dà sensazioni diversamente piacevoli. Ho conosciuto tardi la pista e il cross, grazie a Olimpia 2004, e devo dire che nel mio piccolo mi hanno gratificato molto. La soddisfazione di calpestare l’erba dell’Olimpico di Roma con al collo una medaglia (bronzo di categoria, campionati italiani master 2010, staffetta 4x400) ha avuto dell’incredibile. Nei campionati regionali master ho vinto il mio unico titolo di categoria sempre nella staffetta, e ho collezionato qualche podio (per mancanza di concorrenti, ma gli assenti hanno sempre torto).   

La gara a cui penso come un incubo invece è la maratona. Ne ho fatte cinque e nessuna è andata come speravo. Un ricordo a parte è la prima, una Maratona di San Silvestro (roba da pionieri), 2 gennaio 1983, corsa in modo folle e irresponsabile con preparazione approssimativa: mi ha massacrato ma mi ha lasciato ricordi indimenticabili. 

Affidi alla corsa i tuoi pensieri/problemi o quando corri liberi completamente la mente?
Quando corro libero la mente, e dopo sto sempre meglio di prima. L’effetto benefico della corsa sul corpo e sullo spirito mi aiuta ad affrontare con positività la vita e i suoi problemi.

Come hai vissuto la fusione Olimpia 2004/Lazio Runners Team?
È cambiato qualcosa nel tuo vivere la squadra e questo sport?
Ho incontrato Olimpia 2004 più di dieci anni fa, grazie a compagni di corsa nel parco vicino casa.

Olimpia 2004 è stata una piccola società tranquilla dove, nonostante dinamiche e turbolenze di gruppo che sono nella natura delle cose, c’era un’atmosfera amichevole e familiare e si cercava la condivisione, senza perdere di vista l’obiettivo agonistico adatto per ognuno. Nella Lazio Runners Team, e quindi nella società uscita dalla fusione, ho trovato la stessa mentalità, libera da distorsioni ipercompetitive. Il sorriso di Viridiana è la dimostrazione di questa idea di sport. In genere non si vince niente (anzi!). Il nostro sport è solo libertà, condivisione, solidarietà; passione, ascolto del fisico e della mente. Non c’è nessun valore economico, solo il valore dell’esperienza umana.

Osservi delle regole precise in fatto di alimentazione, integrazione e ginnastica quando ti alleni?

Come si suol dire, non mangio, non bevo e non fumo, cerco di seguire sempre una dieta sobria e sana, ricca di legumi, frutta e verdura. Dopo l’allenamento, integratori salini e mezz’ora di stretching e ginnastica posturale, un toccasana per la schiena.

A un ragazzo scettico cosa dici per convincerlo ad avvicinarsi alla corsa?
Gli dico che quando l’ha provata si sente molto meglio e non la lascia più.  

In un’altra vita saresti ancora un runner o faresti altro o anche altro?
Forse comincerei a praticare prima un’attività sportiva, per il resto la corsa è proprio lo sport (amatoriale) più adatto a me.

Ti è mai capitato un infortunio durante la preparazione di una gara importante? Se sì, come lo hai vissuto e affrontato?
Non ho mai avuto particolari guai fisici; dopo i sessant’anni però ho dovuto fermarmi a più riprese per periodi anche molto lunghi, a causa di diversi problemi di salute, e mi sto ponendo il problema di che cosa fare se non potrò più correre. Forse semplicemente lunghe camminate all’aria aperta. Correre è divertimento, camminare, finché si può, è vita.

Scrivi poesie, ci dedichi due strofe sulla corsa prima di salutarci?

Ecco per gli amici di Lazio Olimpia (e per tutti gli amici podisti) alcuni versi dalla mia ultima raccolta. Anticipo che prestissimo uscirà un libretto delle mie poesie di argomento podistico, dedicato a Viridiana, con la presentazione del nostro grande presidEnzo. Il ricavato sarà a disposizione della società per la promozione di iniziative socio-sportive.     

“Corri con gioia,

ha senso questa allegra fatica

tra forme umane solidali,

intrecciando brevi discorsi,

creando comunione.

Incontrandosi i runners

si salutano sempre.

Corri con gioia,

taglia il traguardo col sorriso,

arriverai sempre più ricco

di quando sei partito, perché ogni corsa

è un giorno nuovo e diverso

anche per chi come me

corre da trent’anni.

Corriamo dunque con gioia,

il rimedio per curare la vita

l’abbiamo dentro.”